100Km del Passatore - Logo Home Page
100Km del Passatore - Home
 

Logo Fidal e iuta

100Km del Passatore - Trittico di Romagna







100Km del Passatore - Banner gruppo sportivo


Un sogno lungo 100km

di Francesco Rosai


Un sogno si è finalmente avverato: dopo la brutta delusione dell’anno scorso (ritirato a Marradi a causa di un forte dolore al ginocchio) e dopo 38 anni da quando la prima edizione del Passatore passò davanti ai miei occhi di bambino, finalmente ho tagliato il traguardo di Piazza del Popolo a Faenza.
Scrivo solo ora dopo che i dolori sono finalmente passati, ma non il ricordo di quella che è stata la più bella corsa della mia vita. 
Dopo sei mesi di preparazione cominciata da un allenamento sulla neve caduta prima di Natale, passata attraverso la Maratona di Ferrara, la 50km di Romagna e tutta la pioggia caduta in questo inverno, mi schiero finalmente alla partenza in Via dei Calzaiuoli. Al ritiro dei pettorali trovo Lucio, veterano di questa impresa, il Carli Raffaele e la sua amica e cominciamo con alcune foto. Mi dirigo verso il via e incontro il re del Passatore, Giorgio Calcaterra, già incontrato alla 50km di Romagna, che gentilmente si fa fotografare con me.

Le sensazioni non sono buone, l’anno scorso mi sentivo molto meglio, oggi le gambe non sono leggere e mi sento stranamente pesante. Improvvisamente mi accorgo che non ho indossato il chip, devo slacciarmi una scarpa e inserirlo tra le stringhe e stiamo per partire; inoltre non riesco a legarmi l’altra scarpa in modo che non dia noia; l’inizio non è dei migliori. Saluto la mia squadra di assistenti (babbo, mamma e Sara) e si parte. Il sole si fa sentire, ma c’è poca umidità e questo è un buon segno.
Dopo qualche chilometro comincia la salita verso la piazza di Fiesole e il gruppo comincia a sgranarsi; vedo in lontananza una maglia del Fiorino che progressivamente affianco e supero. Pian piano le sensazioni migliorano e quando arrivo a Vetta le Croci (un vero Maracanà con un sacco di pubblico) trovo l’incoraggiamento dei miei compagni di squadra e di Massimo il fruttivendolo.
Dopo il rifornimento comincia la discesa, dove trovo Vito che segue la corsa in motorino e progressivamente supero numerosi concorrenti; supero Lucio (che parte sempre molto forte) verso il 22° chilometro) e mi avvio così verso il 30° chilometro, dove incontro Fulvio (che più astutamente di me va in motorino e non a piedi) .
Al ponte di Borgo san Lorenzo mangio una barretta; adesso mi sento abbastanza bene, la fatica non si fa minimamente sentire nonostante alcune forti folate di tramontana contraria.
Dopo il rifornimento comincia il bello: appena fuori il centro di Borgo comincia la salita, inizialmente abbastanza ripida ma soprattutto molto lunga, ci sono 17km al passo e non bisogna scoraggiarsi e stare attenti a non avere un ritmo troppo sostenuto. Adesso i chilometri scorrono molto lentamente e dopo Ronta comincia anche a fare freddo. Mi metto la maglietta a Madonna dei Tre Fiumi (molto prima rispetto all’anno scorso) e mi avventuro verso il tratto più ripido della salita; al cartello della maratona, come per miracolo, si materializza Alessandro Baldi e famiglia che sono venuti a fare il tifo. Continuo la salita con regolarità e arrivo a Razzuolo;  il tratto più ripido è finito, ma non siamo neanche a metà gara.
 Adesso la salita è meno ripida e mi avvicino tranquillamente al valico, anche se nello scollinare ho un po’ di timore in quanto l’anno scorso proprio al Passo della Colla cominciarono i dolori al ginocchio; stavolta invece va tutto bene, adesso i chilometri scorrono più velocemente, l’unica cosa che mi preoccupa è una sensazione di pesantezza allo stomaco (si vede che non ho digerito bene la barretta) ma continuo tranquillamente nonostante una improvvisa sensazione di freddo. Arrivo a Casaglia, ormai ho passato la metà gara e tutta la salita, ma comincia il tratto più ripido di discesa; supero un accenno di crampi e finalmente vedo il cartello Marradi;  mi sento a casa e comincio a procedere più spedito e tranquillo. Al rifornimento di Crespino faccio il pieno di zollette di zucchero, non ho più voglia di mangiare qualcosa di solido; purtroppo non mi posso fermare al chiosco delle piadine, ma lo farò al ritorno.


Adesso cominciano dei brevi tratti di contropendenza, il primo alla vecchia stazione di Fantino, ma li supero abbastanza bene. Mi avvicino così a Biforco, al 63° km, passo accanto al mio vecchio campetto di calcio di cui ho ancora un segno sul ginocchio e improvvisamene saluto uno spettatore  che, incredulo, rivede un suo compagno di infanzia. Adesso ci sono circa 2km di pianura e come per incanto alcuni piccoli fastidi muscolari se ne vanno. In piazza a Marradi vedo il cronometro e scopro di essere in anticipo di 15 minuti rispetto all’anno scorso; ecco perché i miei tifosi di Marradi sono tutti a cena e non posso salutarli. Comincia il tratto più difficile; al 70° km il sole sparisce, è completamente buio e da un momento all’altro può cominciare una crisi irreversibile. Proseguo con molta cautela, al buio non riesco a capire bene a che ritmo sto andando e a valutare bene la pendenza della strada, ma non ho sensazioni di stanchezza né la minima pesantezza alle gambe; dispiace solo di non poter vedere l’orologio e di non sapere esattamente a che chilometro sono.
Passo tranquillamente San Cassiano e arrivo a Brisighella, sempre guidato dalle luci della macchina del babbo; c‘è una piccola deviazione verso il centro di Brisighella e quei 200 metri in salita ti fanno improvvisamente capire che sei in gara da quasi 90 km ; per fortuna subito dopo c’è un tratto di discesa che porta all’uscita del paese e compare come per incanto il cartello -10km all’arrivo ormai è fatta, stai attento solo a non esagerare.


Adesso la strada è in pianura, i chilometri mancati sono tutti segnati e ci sono solo minime pendenze, ma mi sento meglio a ogni chilometro che passa, il traguardo si avvicina. A un certo punto ci fanno lasciare la strada statale e entrare in un lungo viale illuminato; Sara è scesa dalla macchina e mi accompagna in questi ultimi chilometri. Non sento minimamente la fatica, manca sempre meno, ormai è fatta. Dopo il cartello dell’ultimo chilometro si entra nel centro storico di Faenza, ancora non ci credo che possa essere vero; supero la mamma che mi sta portando il borsone al traguardo e vedo in lontananza il babbo che adesso corre anche lui per farmi la foto al traguardo; ho rinunciato allo sprint finale (doveroso dopo 99 km di gara) per andare a prendere la coppia che mi precede. Dal lontano 1973 sognavo questo momento, non capisco più niente quando vedo il traguardo illuminato in piazza; l’istinto è quello di mettersi a saltare subito dopo il traguardo, ma le gambe non lo permettono più. E’ una sensazione indescrivibile, dopo tanti chilometri percorsi, aver raggiunto un traguardo tanto atteso e con un tempo assolutamente insperato.
Adesso rimane da rendere il chip, ritirare addirittura il premio e concludere degnamente la mia carriera di centista con una foto ricordo (o meglio una foto santino) insieme a Calcaterra, che mi ha appena detto di aver vinto anche quest’anno con il nuovo record della corsa; vuol dire che il prossimo anno vinco io (per il record c’è tempo).


Al rientro a casa numerose persone mi hanno telefonato e spedito sms e ho ricevuto un sacco di complimenti (anche a scuola dalla mia alunna marciatrice), anche da Ennio che è sempre stato prodigo di critiche nei confronti delle mie metodologie di allenamento e in generale su tutto quanto riguarda le corse di lunga distanza. Al parco del Neto sono diventato una specie di celebrità, tutti vogliono sapere dettagli sulla corsa e sulle metodologie di allenamento; dopo aver concluso la carriera di centista posso tranquillamente cominciare quella di trainer.


Concludo questo mio articolo nella speranza di aver espresso tutta la mia soddisfazione per il traguardo raggiunto e la riconoscenza verso tutte le persone che mi hanno aiutato durante la preparazione e incoraggiato lungo il percorso. In particolare Fulvio e Marco Baccianti (compagni di allenamento nelle sedute più lunghe), Luigi Felicetti per la sua tabella di allenamento, la mamma per il suo aiuto tecnico (altrimenti non potevo reinfilare l’elastico nei calzoncini),  il babbo per il servizio logistico e quello fotografico (visibile su Facebook) oltre che organizzativo (fu lui a organizzare le prime edizioni del Passatore) e per finire Sara, che tagliando il traguardo con me ha reso quel momento ancora più indimenticabile. 



WebMaster
- Daniele Gherardelli-


Associazione Sportiva Dilettantistica
100Km del Passatore
P.I. 01070240393
Traffic counter
 
FIDAL