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Il passator Zoppino e altro

di Raffaele Carli'

foto autore

IL PASSATOR ZOPPINO   -2007    

Gambebuone a tutti! Innanzi tutto scusatemi se il mio racconto del Passatore lo faccio dopo quasi un mese ma il mio lavoro (condizionatori) in questo periodo mi mette a disposizione solo poche ore libere e gestire una vita da single oltretutto podista  in si’poco tempo non è impresa facile.
Allora stasera ho deciso: non stiro e non rassetto casa, spengo il telefonino, apro il pc, mi verso un Baileys on the rocks e raccapezzo i ricordi da buttare giù sulla tastiera.
Già…ricordare e pensare…proprio come faccio sempre nei lunghi chilometri nella magica sera del Passatore tra Casaglia e Marradi, e poi verso Brisighella. In quel tratto pallosissimo di 27 km che non finisce mai, mentre le gambe frullano praticamente da sole, hai tempo di pensare a tante cose.
Io mi diverto sempre ogni anno a ripassare un po’ la mia storia. Frullano un po’ male le mie gambe però. Dalla Strasimeno un fastidioso dolore alla caviglia sinistra mi fa correre male e zoppicando, avrei dovuto fermarmi un po’e farmi vedere da un bravo segaossi ma, da buon podista con la testa da podista cioè dura come il marmo, ci ho messo su, oltre alle solite corse brevi, pure la 50 di Romagna e un pajo di “normali” maratone. Così, alle 3 di sabato pomeriggio parto da Via De’Calzaiuoli , con i miei compagni del CAI Pistoia Alessandro Tonino e Stefano e l’aggregato Lucio, zoppicando come il gobbetto di NotreDame. C’è di buono che dopo una ventina di km, muscoli e tendini mi si scaldano e vado via “abbastanza” regolarmente. Ma torniamo ormai a dopo la Colla con la mia storia, sui primi 50 km farò qualche escursus per strada. Parto dai ricordi che il magazzino del cervello mi rende cercando in fondo al baule dei miei primissimi anni di vita. Riesco ad arrivare quando avevo 3anni e per ogni anno cerco un episodio da ricollegare ad esso con certezza. E ci riesco sempre, pensa te che neuroni! Lo ritengo un buon allenamento per la mente, oltre che un modo efficace per passare tempo e chilometri, al pari delle ripetute e del fartlek per gambe cuore e polmoni.
Eccomi in prima elementare,e dopo Casaglia superando Alessandro Vignozzi il podista scalzo, a Vado di Setta (BO), e al 60°km, con la maestra Giovanna Natorietti (una bonazza 40enne con in faccia 3chili di cerone e pitturata come Toro Seduto Mastrolia, che ad ogni mia parola non richiesta mi rinquartava uno schiaffazzo con tutti gli anelli della sua manaccia ben manicurata. (era il ’63 e noi cinnazzi (bambini) ne prendevamo anche dal sacrestano).  Poi i due anni passati a Ca’ di Landino sugli Appennini a circa 5 km dal Santuario di Boccadirio… a proposito: Mica mancherete di venire a fare la maratona SALUTE E VITA  che la prima Domenica di Luglio parte da Prato e proprio lassù, tra fede ed abetaie arriva? Non ci provate o vi vengo a prendere per le orecchie! Intanto andate sul sito di Piero www pierogiacomelli.com a vedere di che si tratta e scaricare un po’ di foto gratuite di corse.
Tornando ai miei ricordi… finendo la discesa dopo la Stazione di Fantino attorno al 60°km,ecco quello dell’eclisse di sole del ‘63 e quello del tratto fatto a piedi ogni giorno col sole o con la neve, a volte anche di corsa inseguito dal cagnaccio rognoso della vedova Bugamelli, per andare e tornare dalla scuolina multiclasse dove ci ho fatto la 2 a e 3 a elementare. Intanto, anno dopo anno, arrivo a Marradi. Lì ci trovo i miei compagni del mio GP, Maglione Salvatore e Domenicali Uberto, che mi aspettano per valutare il mio stato comatoso. “tutto bene?vuoi qualcosa Carli?”  “si: un RED BULL fresco!” “e che è ‘sto RUBBULLE?” chiede in puro accento Irpino Salvatore. “ Tussa’na sega te che cosa prendono i giovani” risponde Uberto. “E’una bibita energetica, la trovate al bar, io vado a farmi un massaggio” e mi infilo nel covo della Croce Rossa in fondo alla piazza a farmi levare un bottiglione di acido lattico dalle sapienti mani dei massaggiatori. Già che ci sono ci schiaccio una pennichella di 5 minuti secchi. E alla ripartenza… WOW! Ma mi hanno trovato il RED BULL fresco per davvero! Me lo tracanno con gaudio per la mia ugola e con disperazione del Dottore Romagnolo che mi osserva. “bevil bàn pian ch l’è fradd e po’t vegn un’ azzidant!!” ( bevilo piano che è freddo e poi ti viene un accidente!). Ma ormai ho seccato la lattina e sono schizzato già fuori del paese. Sono le dieci passate e ci sono un sacco di ragazzi nei locali ed in giro a vivere la loro età. Ma non ce n’è uno che si permette di prendere in giro questi strani personaggi che da sette e passa ore pestano l’asfalto e ce ne avranno per altre 3 almeno, anzi sono in tanti che ci danno un “forza!” o un battimani o un “Bravo!”. Sono episodi che ti fanno un piacere enorme. A proposito di episodi… nel buio della statale e con la mente nella mia infanzia  mi ritrovo in 3a elementare dove, a causa di un ciocorì avariato, mi prese in classe una mossa fulminante  di corposciolto con conseguente squacquera nelle braghe e esposizione al pubblico ludibrio. Rifuggo lo spiacevole evento e dopo altri 5 anni, già in 3a media nel ’72 frequentata nelle stanze dell’ex chiostro medioevale nella Badia di S.Salvatore di Vaiano, mi fermo al ristoro di S.Adriano, mi faccio un caffèttone e, di forza, una fettina di pane e marmellata. Non mi va nulla di solido e berrei solo acqua gasata che di solito non uso. Ma  l’acqua gasata l’hanno finita, così come, anche in altri ristori più avanti, hanno già finito altri generi di conforto. Io ho imparato a non prendermela più di tanto, anche per rispetto dei tanti volontari lì da ore, e berrò qualcos’altro. Penso però che sono circa 200° e dietro di me ce ne sono almeno altri 700. Se così vanno le cose gli ultimi troveranno poca roba e, come gli anni passati, si inkazzerano come jene.
Riparto, zoppicando sempre per i primi 200 metri con il mio piede dolente dalla partenza, e mi rituffo nel buio profondo senza luna. Sono nel bel mezzo di quel tratto più lungo già citato della corsa che non finisce mai. Ripasso definitivamente ed incoraggio Alessandro Vignozzi. Bigio il ristoro di S.Cassiano e, km su km tra concerti di ranocchi e gufi, sorpasso un bel po’di podisti tra i quali anche il megasupermarathonman Antonio Mammoli e sorpasso pure i ricordi della mia adolescenza sfigata passata a Vaiano (Po)su una vespina 50 verde con i ragazzi della Parrocchia e con un parroco che, nonostante non abbia mai legato molto con  il Clero, ricordo sempre piacevolmente: Don Santino Brunetti poi diventato parroco di Maliseti di  Prato.
Strada Casale…il 1974 quando al CAI di Prato eravamo un manipolo di appassionati corsaioli e fondammo il locale Gruppo Podistico. Tra noi c’era Roberto Giacomelli, ossia il mitico e compianto “Bulletta”.  …. Transito aFognano… ed il servizio Militare fatto nei luoghi del terremoto del Friuli… ed i ragazzini al ristoro che si danno daffare con un entusiasmo da ammirare. Le loro mamme che li vogliono portare a dormire ( ma  sono più loro a cascare dal sonno): “ Francescooo…Lucaaa… andiam chl’ è l’unaaaa” “ Ma mamma! Ora non posso micca! ciò da dar la roba ai coridori! Non vedi quanti n’arivano…hanno bisogno di mangiare e vè mò lì… stanno finendo gli integratori! Poi domattina l’è domenica e si dorme…Alessia, metti mo’ ben le fette con la nutella, an gnè brisa più ” Fantastici! Bravi!! Or si comincia a vedere in lontananza la rocca illuminta  di Brisighella. Quella rocca è sempre un bel segnale,come un cartellone che ti dice:”Vai che ormai è fatta… sei alla fine… hai gli ultimi 13 o 15 km… falli tutti di un fiato che hai un bella doccia… fredda!  Eh no,  questa volta non mi fregano! Arrivo in Piazza e filo subito, ancora bel caldo e sudato, nel pulmino navetta così almeno alla Palestra la doccia la sopporto ( tanto sicuramente sarà gelata). Gli ultimi ricordi finiscono con i fantastici mondiali dell’82 ed il viaggio in Ungheria con altri due sfigatissimi amici alla disperata ricerca di un amore, come dice Guccini nel suo vecchio brano “Bologna”, anche solo ancillare. Tanto poi  io non cuccai un’ostrega manco lì…poi al ristoro di Brisighella, tornato quest’anno nella piazza centrale, mi concedo 100 mt camminando per affrontare gli ultimi 12 km. Forza ragazzi!Via che in un’altra oretta ce lo finiamo (il Passatore)! “Si!Con‘sti du’ maròn!” mi dice un podista di chiara provenienza locale. Ma questo… tra il buio e la luce gialla dei lampioni al sodio che ti fan la pelle verde…mi par che lo conosco… ha la maglia del Supermarathon club… Bho…sono troppo fatto per strizzarmi il cervello ora, non cerco più nemmeno di ricordare il mio passato. Sono solo concentrato a grattare le ultime forze dal fondo del barile per arrivare alla svelta alla fine. È sata dura anche quest’anno, lo è stata dall’inizio per me. non l’avrei nemmeno dovuta fare con un piede malmesso. Una 100 non si può fare se non sei in perfette condizioni o, almeno, non la puoi fare decentemente e con gusto. A Borgo S.Lorenzo ho preso un mezzo Aulin e un altro alla Colla. E quant’acqua ho bevuto oggi! E quanta me ne sono buttata sul testone e sui piedi bollenti! Ha fatto un caldo boia. Meglio dello scorso anno certo, ma sempre pesante soprattutto in quel tratto tra Borgo e Ronta dove il sole del pomeriggio ti picchia duro addosso. Poi a Ronta il discorso cambia radicalmente quando entri nell’ombra e nel fresco della vallata del torrente Ensa. Ma anche entri nel fumaccio nauseabondo dei soliti “intelligenti” che intasano la strada per seguire alcuni podisti piazzandosi dietro di loro con auto e camper o fermandosi in posti assurdi bloccando anche il ciborio (Il peggio del peggio è però sempre al passo della Vetta le Croci). La salita prima di Razzuolo per me è più dura di quella della Colla e proprio lì, spingendo, il dolore al piede si fa sentire di più. Sempre a Razzuolo un primo massaggio scongiura un pericolo di principio di crampi. Prendo una boccata di Sali colorati che quasi sputo in faccia, stile Totò, al volontario del ristoro. Hanno un sapore orribile! Faranno anche bene ma preferisco i crampi! Meno male che alla Colla, dove arrivo abbastanza velocemente prendendo l’ultimo sole, ho mandato il cambio e due bustine del mio integratore.
Ohè!…ma sono arrivato ad Errano! Ho fatto questi 6 km in un attimo,assieme ad una bella ragazza bionda vicentina, che poi si piazzerà 12a “tirandoci” a vicenda. Manca l’acqua gasata anche qui e allora riparto claudicando con la mia gamba e mezza, tic-troc, tic-troc, tic-troc, tic-troc…. dopo un ultimo tè e una zolletta di zucchero per la fiammata di energia finale Ancora mezz’ora circa, tutta dritta,dritta,dritta…poi finalmente l’incrocioche ti butta a destra e ti mette sul viale dei due km finali. In fondo laggiù lampeggia un altro semaforo. È quello dell’incrocio del Corso che ti porta in Piazza del Popolo Al cartello dell’ultimo km comincio il countdown ogni 100 metri.   Vai, vai, vaiiii! Nonostante la caviglia mi si sia anche gonfiata come un popone,ho lasciato indietro la biondina e quel tale conosciuto, oltre ad altri 10 circa, la Piazza del Popolo si apre con un mega arco gonfiabile dei cerotti illuminato. Peter Pagliai ed alcuni altri amici presenti in piazza mi applaudono e finalmente, dopo 11 ore e 41’mi suona il biip del chip che dichiara ufficialmente finito anche questo Passatore con una dignitosa, viste le condizioni, 195a posizione. Scarico l’adrenalina con un salto ed un calcione ad una transenna. Sì, un calcione ben dato! Ma da bravo fesso lo tiro con il piede balengo provocandomi la fuoriuscita di un florilegio di colorite eresie. Salgo la rampa del palco e i ragazzi mi danno la medaglia mentre in fondo alla piazza vedo entrare anche quel tale con gli occhiali che non mi ricordo chi sia…bho… fa niente! Ci complimentiamo e, mentre scendo le scalette come uno sciancato, un agghiacciante urlo di guerra si eleva dall’arrivo: “…E STASERA SI TROMBAAA!!”.
Ma và … Ma ecco chi è lui lì!! Il mitico Gemma Lorenzo! Però, bel tempo che ha fatto anche lui… complimenti! Si vede che tutte le sue tr…… lo caricano bene! 
Il mio amico Lucio De Chigi è li sotto la tenda del ristoro. Non ce l’ha fatta nemmeno quest’anno a stare sotto le 10 ore. L’E’stiupà per il caldo anche lui. Pazienza… Faremo meglio tutti e due nel prossimo…  io, come promesso, mi infilo subito nella navetta che porta alla ormai conosciuta  palestra della  Cavallerizza per farmi la doccia prima di raffredarmi. Non domando nemmeno come è l’acqua tanto la risposta è scontata.
Infatti è fredda!  Però…Fredda sì, ma non gelata. È di una temperatura che, appena ci vai sotto ti fa tirare il solito accidente ma poi ci stai bene… molto bene…  un piacevole frescolino che varia in una sensazione termica gradevolissima. Un “I feel good” dal quale non ne vorrei uscire. Infatti Ci torno sotto un altro paio di volte appena un getto si libera. Ma devo rispettare chi, come me, ha appena fatto 104km( e non 100) e reclama il giusto e salutare lavacro. Ora , pulito e rinfrescato, mi metto sotto le cure delle Crocerossine che non ringrazierò mai abbastanza per la loro disponibilità e cortesia. Sono  le due di notte e loro, volontarie d.o.c., sono lì a massaggiare da ore.
Sembra andare tutto per il meglio quest’anno nel dopo corsa ma… una magagna salta fuori. Sul parquet della palestra ci sono solo una trentina di brandine contro il centinaio degli anni scorsi. Gli atleti giustamente reclamano e c’è chi si arrangia. Io mi prendo un paio di scatoloni e, stile barbone, mi appresto a stenderci su il mio telo da bagno umido. Una ragazza volontaria dai modi straordinariamente gentili mi procura una coperta. C’è anche il barbuto e sempre presente Dottor Marano che ci autorizza a prelevare un paio di brandine dalla zona massaggi, grazie Doc. Così io, Lucio e la sua Ragazza Barbara, che lo ha assistito in bici da Ronta, troviamo da riposare le stanche e provate membra.
La mattina dopo torniamo in Piazza e ci tratteniamo a chiacchera con i vari nomi noti e non con autografi vari da Orlando PizzoWhat e da altri big. Vengo poi a sapere due cose discorrendo con Tatiana, la gentile e bionda segretaria dell’organizzazione che l’anno prima mi ha tenuto da parte per un anno un premio vinto al Trittico delle ceramiche, primo che dopo vari anni hanno scoperto che la caldaia delle docce alla Cavallerizza è attivata da un programmatore che la spegne ogni sera e che quest’anno è stato finalmente bypassato; secondo che il disguido dei giacigli in sala di riposo è dovuto, se ho capito bene, all’indisponibilità di brandine da parte della Croce Rossa che di solito ne fornisce un tot ma  che quest’anno aveva impegnato in altre operazioni. Onestamente non me la sento di colpevolizzarla  più di tanto e con essa tutti i suoi volontari anzi, dobbiamo ringraziarli di cuore. Loro che, fin dalla partenza di Firenze, si sono impegnati a decine e decine con disponibilità ed assoluta competenza. Lo dimostrano tutti i massaggiatori, le strutture mobili, i dottori ed infermieri e tutti gli assistenti che, al minimo cenno di fiatone, ti si fanno d’intorno a sincerarti delle tue condizioni.. lo dimostra anche, tra i tanti argomenti, il tavolo della palestra adibito a farmacia dove sono sempre presenti tutti i prodotti, farmaceutici e parafarmaceutici, necessari per sopperire ad ogni evenienza di problemi ai podisti. In bella mostra anche un defribillatore che, mi dicono, hanno anche nei presìdi su tutto il percorso. Oltre al già citato Dr.Marano, da anni flemmaticamente  presente per tutta la notte a recuperare svenuti e collassati, bucare vesciche e lenire crampi e mal di pancia, e i volontari provenienti da varie sezioni vanno ringraziati anche i massaggiatori, veri pompieri toccasana per i poveri muscoli infuocati dei podisti. I miei compagni del GP CAI PISTOIA, Alessandro Balli, Puzio Antonio e Pancani Stefano arrivati alle prime luci della Domenica, mi hanno chiesto con particolar calore di ringraziare in questo articolo i ragazzi del presidio di Casaglia che “Ci hanno rimesso al mondo con quel massaggio, altrimenti la finivamo a strasciconi…” .
Aspettiamo gli ultimi arrivati, degni di rispetto e complimenti come e se non di più dei primi, e poi i riti delle premiazioni. I podi hanno nomi tutti italiani e vedono Giorgio Calcaterra, alla sua prima vittoria in questa gara, mentre nel femminile un tris di deliziose signorine si potrebbe riassumere in una sigla che si ripeterà sicuramente in futuro in altre imprese. Il trio MPM. Monica (Carlin), Paola (Sanna) e Marialuisa (naturalmente Costetti) il cronometro le ha messe in fila ma sono alla pari nel gradino più alto del podio dei sorrisi.
Una birra e tutti a casa ora. Sicuramente una bella edizione e sono contento della mia 50a  tra maratone ed ultra. Ora sicuramente devo sistemare il piede disastrato. L’ortopedico mi darà antinfiammatori, ghiaccio e riposo assoluto.  Occhei! Che riposo sia… fino alla nostra Pistoia Abetone!
Vi aspettiamo e Gambebuone a tutti!

 

Spero di rifare il Passatore…  ma sì, va’là!

Nonostante l’anno scorso mi son detto: ”BASTA!quest’altro anno non lo rifaccio!”
Nonostante sia mezzo rotto
Nonostante abbia un pajo di chili di troppo

Nonostante tutto…Rifaccio il Passatore anche quest’anno.
Spero di fare un tempo almeno decoroso, ma sarà ben difficile con un altr’anno sul groppone.
Spero di stare davanti a Lucio De Chigi. Speranza già persa per la ragione di cui sopra.
Spero di stare sotto le 10 ore. …Lasciamo perdere…
Spero che sia una bella giornata calda da sudare e una notte tiepida per godersi la Piazza del Popolo vedendo arrivare i compagni podisti fatti e strafatti come me.
Spero di non andare in crisi anche questa volta col caldo a Borgo San Lorenzo.
Spero che la mia amicona Franca Tosi faccia il suo 1° Passatore. Che lo finisca è scontato!
Spero che l’organizzazione sia buona come sempre. Buona, ma per arrivare all’ottima spero…
…Spero che finalmente squalifichi i “furbi” che salgono in macchina o camper e/o che si fanno seguire passo-passo da macchine appestandoci l’aria coi loro gas di scarico.
…Perché spero che, se arrivo oltre la 100a posizione,  non mi facciano fare la doccia gelata come anni fa, col custode (dipendente comunale e non volontario) arrogante e maleducato della palestra che campa la scusa pietosa che “sennò vi viene un collasso”. Se dicesse chiaramente che per motivi vari non possono dare una doccia perlomeno tiepida a chi arriva (e ha pagato) dopo le una, farebbe una più bella figura. Sappia il “signor esperto” che quasi tutti quelli che finiscono il Passatore hanno sul groppone decine di maratone ed ultra, si sono sempre fatti la doccia calda alla fine di una gara e non è mai loro successo nulla di spaventoso.
Spero di rifarmi poi risistemare dal “Dr.Marano Team” e massaggiare da quella crocerossina moretta  dai modi cortesi e delicati, come tutte, che pareggiano il conto col custode. 
 Spero di tornare a casa con le tre bocce dei vini, il che vuol dire che l’ho finita, ed un’altra carica di endorfine regalo di 100 km di corsa.
Spero poi di dire: BASTA! quest’altro anno non lo rifaccio!”
Gambebuone e buon Passatore a tutti.

 

I 6 sensi del Passatore


Quando si corre un’ultramaratona di solito non si guarda tanto il cronometro. Non c’è da battere dei record personali come nelle altre corse, a distanza stabilita, fino alla maratona. Di solito le ultra sono corse a sé stanti sia per la distanza che per  le caratteristiche del percorso e l’ambiente circostante. In un’ultra c’è quindi il tempo e possibilità di apprezzare dove sei e quel che ti circonda, sempre che lo si sappia fare.
Se poi l’ultra diventa “extraultra” cioè una corsa da stare sulle gambe per 8, 9, 10 ore o più e certamente in solitaria, le sensazioni esterne la fanno da padrone quasi se non più di quelle che ci dà il nostro corpo e bisogna proprio avere i 5 sensi tappati come un cesso di caserma per non sentirsele addosso.
Andiamo ancora più su e su un’extraultra dove ci passi pomeriggio sera notte e, per alcuni, anche la mattina, trovi il massimo del coinvolgimento.
Chiaro ora che sto parlando della 100km del Passatore dove, dal prologo di Piazza S.Croce alla colazione sotto i portici di Piazza del Popolo, l’ultramaratoneta affoga letteralmente in una full immersion dei 6 sensi. Dico 6, perché spesso si prevede cosa ci aspetta nel tratto successivo o si hanno sensazioni non classificabili nelle classiche 5.
Nelle mie passate edizioni dove ho impiegato dalle 9,40 alle 13 e passa ore, ho passato il tempo, oltre che correndo e contando i km, in vari modi: dai ricordi del passato, a canticchiare (solo mentalmente, che il cielo ve ne scampi!) canzoni e sinfonie o inventando altri espedienti per tenere a bada la fatica (anche…). Sempre però, in passato, ho notato come gli input per i sensi varino di km in km e di minuto in minuto, ma senza mai farci un’attenzione specifica.
Quest’anno mi sono iscritto all’ultimo tuffo perché non mi ritenevo in gran forma e nemmeno avevo il giusto approccio mentale, fondamentale per affrontare la “Mitica” volendo farla “fatta bene”. Così, non avendo velleità mi sono imposto di andare a sensazione e di cercare di capire bene dove sto correndo e cosa tale ambiente mi può trasmettere tramite 6 sensi (V) vista,(U) udito,  (G) Gusto, (T) tatto, (O) olfatto e (N) quel 6° Nonso’cchè che esula dai 5 precedenti ma che ti entra dentro in momenti non programmati e ti resta finche dura la tua carriera podistica. La prendo larga, partendo (O) dall’odoraccio di fritto del self-service della stazione dove, alle 13, mi sono fatto (G) una pasta al pomodoro, scotta e che non sapeva di una mazza, per assumere un'ultima dose di carboidrati. Poi a piedi fino a S.Croce assordandomi (U) e disgustandomi nel casinaccio e (O) fumaccio del traffico veicolare, per non parlare delle scie nauseabonde di profumo da 1€ la pinta lasciato da una comitiva di tardone ed obesissime americane.
Nella fase pre-partenza dividerei la piazza in zone: sotto i tendoni il vociare (U) cordiale delle signore dei pacchigara contrasta con gli accidenti rivolti loro dagli ultimi iscritti che si trovano le magliette di tre taglie sballate (le L ed XL sono finite dalle 11) sugli scalini della cattedrale aleggiano (O) i sentori di canfora ed arnica degli olii scaldamuscoli e delle creme da sole, accanto ai pullman della consegna delle sacche multicolori aleggiano ben altri aromi: lì c’è la fila di attesa per la sfilza dei bagni chimici ormai al collasso e chi la vuol capire… Fa poi un caldo strano; è rinfrescato da ieri ma il sole quando esce picchia sodo,  ha piovuto da qualche parte, c’è un alto tasso di umidità e la canotta ti si appiccica addosso (T) ancor prima di partire.  Io poi decido di tenere anche una maglietta di microfibra che mi fa ribollire l’impiastro di crema da sole e vaselina, ma prevedo fresco da Ronta in poi, quindi, per evitare “rassegate” è meglio una copertina in più. Si parte con la pistola dell’assessore Cioni che fa’ cilecca. È  sempre bellissimo vedersi (V) nel mucchione dei partenti e questo è uno dei momenti (N) che non sai come chiamare, forse “Effetto adrenalina” e da qui a Faenza lo ritroveremo varie volte!
…E si comincia anche quest’anno… e in grande stile! attraversando il centro sotto S.Maria del Fiore, poi su per Fiesole dove ti godi i profumi (O)  che vengono dalle siepi di glicini e rose delle villone della Firenze-bene, ed un primo gavettone di acqua rinfrescante (T). Non fa molto caldo oggi e questo ci aiuterà molto. A Fiesole ci sono gli incontri fotografici con Annamaria prima e Piero dopo con i terzi occhi (V) delle loro magiche  fotocamere. Il  tratto ondulato verso l’Olmo me lo aspetto come al solito intasato di traffico ma invece… non c’è neanche una macchina. Strada chiusa e si viaggia benone. Era ora! All’Olmo però finisce la festa e comincia il caos di tutti quelli che si credono di fare un piacere ai propri podisti ma ancora, nel Passatore e nelle corse su strada in genere, non hanno capito come ci si deve comportare nel rispetto di chi corre.
Sono tutti quelli che seguono questo o quell’altro concorrente con furgoni, camper, suv, macchine e quant’altro avendo il “buon gusto” di non mettersi in una piazzola a lato, ma nel mezzo di strada, anzi, diciamolo pure: tra i coglioni!  Bloccando traffico e podisti con conseguenti tabaccate nei polmoni dagli schifosissimi scarichi (G) delle loro macchinacce!
Ma ci vuole un’intelligenza oltre la norma per capire che le macchine al seguito devono tenere posizioni e comportamenti tali da non dare fastidio a chi corre? Che bisogno c’è di seguire passo-passo un podista come se avesse perennemente bisogno dell’ossigeno? Io sono di un parere: se vuoi affrontare una corsa impegnativa come una 100km e soprattutto QUESTA 100km, ti devi sentire pronto a farlo con le tue sole forze o con il solo aiuto dell’organizzazione che, sull’assistenza, è sempre stata efficientissima. Per me è una ulteriore vittoria arrivare a Faenza dicendo “IO sono arrivato! ”  Approvo il metodo di aspettare, discretamente ed a lato della strada, il concorrente e dargli qualche genere di conforto personalizzato, un cambio di maglia (ed anche a me una volta l’anno fatto), un importantissimo “VAI!” “BRAVO” “GRANDE!” od un bacio da mogli, fidanzate/i,  ma ritengo assurdo, irrispettoso ed anche disonesto nei confronti degli altri, il farsi seguire costantemente da chicchessia, soprattutto con mezzi a motore regalando benzene bruciato  a chi ti segue! Ed il regolamento lo vieta pure!
Vabbè… continuiamo… si scende verso Polcanto a tratti nella fresca (T) ombra degli alberi tra prati tagliati di fresco (O) , altri scarichi di macchine, rombi di moto (U) ed un superbo bicchierone di caffè fumante (G) allungatomi (ferma su una piazzola!) dalla nostra impagabile Maria Biggi. Mi da’un effetto “frustata” (N) e riparto sparato verso Borgo San Lorenzo ed oltre. Il pezzo tra Borgo e Ronta l’ho sempre considerato il più rognoso. Sei già cotto dopo più di 30 km, qui di solito il sole ed il caldo ti cuociono il (T) groppone ed è facile andare in crisi su queste prime assolate rampe. Ma oggi il tempo ci aiuta, dei provvidenziali nuvoloni ci salvano dal surriscaldamento, così come ci refrigerano le fontanelle di Panicaglia, dove in molti ci ficchiamo sotto i testoni.
Da Ronta comincia il bello! Sali, sali, sali  e ancora SALI verso Razzuolo e La Colla sputando l’anima negli strappi assassini. Ma questo è uno dei tratti che da’ più sensazioni: il fresco (quasi freddo) della valle, il rumore delle cascate  del torrente Ensa, il colore verde smeraldo e i profumi dei boschi di castagni e faggi, i rantoli strozzati di concorrenti che schiattano o le bestemmie di quelli con i primi crampi, le aiuole ed i gerani delle case, i ragazzi dei ristori, bambini che salutano tutti col “5”, i massaggi dei ragazzi della Croce Rossa, un cambio d’acqua alle olive… tutti i 6 sensi sono presenti e purtroppo anche un traffico assurdo, dei soliti idioti, che non avevo mai visto negli anni precedenti. Si dovrebbe respirare aria fina ed invece continui a respirare scarichi di motori!
Sono le 20 circa, Il passo della Colla è un punto fondamentale del percorso. Se sei arrivato qui, arrivi a Faenza! Nella tenda della sanità ci sono le nostre borse. Un’asciugatina, una maglia lunga asciutta, un RedBull e zuccheri, la lucetta frontale, un’altra impataccata di vaselina tra le chiappe e via! Giù a cannone verso Piazza del Popolo! Non prima però di aver preso un bicchiere del famoso brodo caldo (G) che solo alla Colla hanno. Magari a casa nostra lo tireremmo nel grugno alla moglie, ma qui ha un sapore tutto suo.
I primi km di discesa li fai a tutta randa tra i tornanti con i grilli dei prati (U) e le rondini a farti il tifo e sento anche il richiamo di un fagiano. La salitina del controllo di Casaglia ne spezza un attimo il ritmo ma lo riprendi subito e continui a scendere. La temperatura aumenta gradatamente come gli aromi dell’erba tagliata (O) e delle salsicce e bistecche alla brace dei campeggi dei motociclisti, sempre presenti, e del ristoro di Fantino. È già buio quando entro a Marrani, il centro è vitalissimo e la piazza strapiena di gente. Vedere tutta questa gente che partecipa alla tua fatica (V) è bellissimo ed estremamente gratificante (N) e quasi ti dispiace rituffarti nel buio della provinciale. Bevo un po’ di acqua gasata, del caffè e, a forza, una manciata di uva secca (G). Lo stomaco mi si è chiuso ai solidi e sopperisco con le mie bustine di maltodestrine. Sono al 65° e penso che ormai Calcaterra ed i primi saranno arrivati da quel dì mentre io ne avrò ancora per tre ore buone. Mi metto di passo costante e con pazienza affronto quel che considero il pezzo più palloso del Passatore. A Brisighella mancano 25km, non sono tutti di discesa ma di falso piano con varie salitelle. Ho la pila ma non la uso, c’è una mezza luna offuscata da un cielo parzialmente coperto. Questo poco di luminosità, oltre a quella riflessa della civiltà, permette di vedere con sufficienza la strada (V) e a me piace correre in questa condizione di luce. Quel che mi da’una noia tremenda sono i soliti zucconi che si mettono ad aspettare con le 4 frecce accese l’arrivo dei loro podisti. Gli occhi abituati al buio ricevono delle pugnalate sia da loro che dagli abbaglianti delle macchine che incrociamo. Evidentemente pensano che, oltre che maratoneti, siamo anche imbecilli e non li vediamo solo se tengono i fari anabbaglianti. Addirittura un campione di intelligenza ha pure messo un lampeggiatore stile ANAS sulla macchina (naturalmente a motore acceso…). Ora sento un  bel freschino sulla pelle (T), da una casa a lato dei ragazzi cantano “tanti auguri” e, mentre passo, si sente un tappo di spumante che salta. Mi viene una voglia di sentire, e quasi le sento, (GeT) le bollicine di un brut fresco che mi scendono per il gargarozzo secco. Meglio urlare AUGURI!, accelerare e togliersi di lì. Andiamo, andiamo…che sono già al 75°… passo il ponte sul Lamone con la compagnia di una civetta investito da periodiche zaffate di  biologici effluvi (O) di sterco di vacca provenienti dalle varie stalle della zona.
A S.Cassiano (Fenomenali i ragazzi di quel ristoro!) si comincia a vedere la Rocca di Brisighella. Che spettacolo!! (V) È come fosse il cartello “ultimo km”. Le gambe vorrebbero un time-out ma se mi fermo è poi un casino a ripartire così, anche a i ristori, prendo al volo un bicchiere ed una zolletta e cammino per un cento metri prima di ripartire  a correre. Ho passato una bella dose di concorrenti, dovrei essere attorno al 130°. Al ristoro a Brisighella chiedo sarcasticamente una birra gelata ma poi mi accontento di un sorso di Pepsi. Ormai ho un intruglione di robaccia in corpo da far schifo ad una capra ed ogni tanto mi vengono delle fitte di pancia con soventi botte aerofagiche da far chetare anche i ranocchi. Ranocchi e lucciole (gli insetti) che ci accompagnano (UeV) negli ultimi 12km. Dopo l’ultimo ristoro di Errano la torcetta non serve più, siamo già sotto le luci di Faenza e accelero per finire alla svelta mettendo da parte i miei 5 sensi compagni di viaggio. Tengo solo il 6° che da ora la farà da padrone. Da lontano si vede un semaforo lampeggiante. È “IL” semaforo, l’unico che si incontra dopo Firenze e che, bellissimo, ti dice che ormai sei veramente alla fine. La sensazione di soddisfazione di avercela fatta anche quest’anno e cosa ormai concreta, Subito dopo trovi il cartello “ULTIMO KM!!!” faccio il count-down ogni cento metri con l’adrenalina, quel po’ che mi è rimasta, che sale ogni metro del viale…sale nel Corso… all’inizio della Piazza del Popolo… in vista dell’arco… guarda quanta gente c’è stasera!... Pochi secondi di altissima tensione che si liberano nel… SALTO!!! URLO LIBERATORIO!!! E VAIII!!! (N,N!N!!) pochissimi istanti che valgono tutte le  10h,36, e spiccioli, pari a 100 km, 120.000passi, 8.800 calorie… un’unghia saltata… il fiatone…la medaglia…o quel che volete voi, basta che mi facciate andare a fare la meritata doccia! Tanto non mi va’ niente del ristoro… solo un po’ di the…fammi uscire dalla tenda che quest’odore di piadina e mortadella mi da’ la nausea…tornerò domattina a vedere arrivare la Marta Biagini... Peccato non ci fosse la mia maestrina ad aspettarmi…
E così finisce il  mio 7° passatore, quello dell’ascolto dei sensi. Già, li avevo lasciati a 4 km dall’arrivo. Ora li ritrovo nell’appendice al racconto: Alla palestra con la doccia…(T) nooo! Ma è caldissima! E chi si schioda da qua sotto?!? I massaggi alle gambe con olio rinfrescante (TeO), il grande Dottor Marano che rimette in sesto chi collassa&stramazza appena varcata la porta (e non sono pochi!) e mi da’una crema miracolosa per una sgallata al mio interno coscia (ho sbagliato gli slip), un bicchiere di succo di frutta (G), il parquet del campo di basket adibito a sala di riposo che, a guardarlo bene(V) con tutti quei mezzi sciancati sulle brandine della Croce Rossa, richiama più un lazzaretto che una palestra. Ora mi ci sdraio anch’io su una brandina (ohi,ohi…po’eri vecchi!!...) e lascio fare alle endorfine -zz…e quel senso di benessere- zzzz… (N) che ti rilasciano…- zz-zzz…
Grazie e complimenti a tutti: ai ragazzi volontari della Croce Rossa e delle Misericordie, dei ristori, dei presidi medici, dell’arrivo, delle foto, alla signora che ha consegnato il trittico dei vini e, dato che me lo son fatto ciulare, me lo ha ridato una seconda volta senza nulla volere. E complimenti poi a tutti i podisti, a chi il Passatore l’ha finito, a chi non l’ha potuto finire e anche a quelli con camper e SUV al seguito, ma proprio SEGUITO! Nel senso stretto del termine (in bolognese: C’av vègna ’n azidànt!).
Provate tutti, la prossima occasione, ad ascoltare i 6 sensi.  
E a tutti arrivederci e Gambebuone


WebMaster
- Daniele Gherardelli-


Associazione Sportiva Dilettantistica
100Km del Passatore
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